San Giacomo protegge Toleto,
olio su tela, Gianni Casale 2004
Giacomo fa parte
della ristretta cerchia degli apostoli preferiti da Gesù: in occasione
della resurrezione della figlia di Giàiro il Signore "non permise a nessuno
di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo" (Mc
5,37). Solo a quei tre apostoli è concesso di assistere alla
Trasfigurazione. E ancora. Arrivato al Getsemani, ai piedi del Monte degli
Ulivi, Gesù chiede ai discepoli di sedersi mentre lui prega: "Prese con sé
Pietro, Giovanni e Giacomo e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse
loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate"" (Mc
14,33). Giacomo, insomma, viene scelto come testimone diretto di eventi
fondamentali della vita del suo Maestro. Il "figlio del tuono" è curioso,
qualche volta persino impudente. Come quando assieme al fratello, camminando
verso Gerico, chiede a Gesù: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello
che ti chiederemo". E poi: "Concedici di sedere nella tua Gloria uno alla
tua destra e uno alla tua sinistra" (Mc 10,37). Per onor di cronaca, secondo
Matteo, è invece la madre a chiederlo per loro. Lo incalzano anche sul Monte
degli Ulivi: assieme a Pietro e Andrea, prendono in disparte Gesù e gli
chiedono quando avverrà la fine del tempo che ha appena annunciato. Anche
forse per il suo temperamento Giacomo è il primo degli apostoli a cadere
sotto il martirio. A volere la sua morte è Erode Agrippa I, chiamato "re" di
Giudea per distinguerlo dallo zio, il tetrarca Erode Antipa. Appena giunto
in Palestina, Erode Agrippa I si propone di soffocare i gruppi della
comunità ebraica che annunciavano la morte del Figlio di Dio e cerca di
mettere in galera e uccidere i loro capi. Erode Agrippa fa uccidere Giacomo
nel 42/44. “In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri
della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni” (At
12,1-2 ).
I primi dati biografici sull'Apostolo
Giacomo, detto anche il Maggiore, per distinguerlo dall'apostolo omonimo,
provengono fondamentalmente dai Vangeli. Giacomo, di professione pescatore,
come tanti se ne incontravano in Galilea, è figlio di Zebedeo, originario di
Bétsaida, sulle rive del lago di Tiberiade, e di Maria Salome, una delle
donne che diede sepoltura al Salvatore, nonché fratello di Giovanni
l'Evangelista, discepolo prediletto da Gesù.
È
sempre messo tra i primi tre apostoli. Pronto e impetuoso di carattere come
il fratello, con lui viene soprannominato “Boanerghes” (figli del tuono) da
Gesù ma è fra i prediletti di lui insieme col fratello, con Pietro e Andrea.
Fu presente ai principali miracoli del Signore, alla
Trasfigurazione di Gesù sul Tabor e al Getsémani alla vigilia della
Passione. La
profezia di Gesù, secondo cui avrebbe bevuto con lui il calice del
sacrificio e del martirio, si realizzò in pieno, quando Giacomo fu il primo
tra gli apostoli a subire il martirio per il suo Signore: morì, infatti,
decapitato sotto Erode Agrippa, a Gerusalemme, nei giorni della Pasqua del
42 (Atti 12,2). Secondo il Breviarium Romanum di Urbano VIII (1631), la
salma dell'apostolo venne traslata in Spagna il 25 luglio dello stesso anno
e nascosta in Galizia. Ma la vicenda dei resti mortali dell' Apostolo è a
dir poco leggendaria e circondata da un alone di mistero.
Giacomo Rimase in Spagna e tornò a Gerusalemme al tempo stabilito, dove subì
il martirio. I suoi discepoli Teodosio e Anastasio, ne disseppellirono la
salma e giunti al mare scorsero un'imbarcazione che li condusse fino al
porto romano di Iria Flavia, in Galizia. Lì giunti deposero le spoglie del
Santo su di una pietra che si fuse formando un sarcofago intorno al suo
corpo. Questo fu posto nella città ove regnava la regina Lupa, in una
cappella dove trovarono sepoltura anche i due discepoli Teodosio e
Anastasio. |
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È
venerato soprattutto in Spagna a Compostella, dove è sepolto e dove sorge la
celebre basilica a lui dedicata meta del celebre pellegrinaggio.
Secondo il Breviarium Apostolorum (VII sec.) gli Apostoli andarono
per il mondo per predicarvi il Vangelo: Giacomo andò in Spagna, ma la sua
predicazione ebbe scarso effetto. Quando ormai pensava di tornare a
Gerusalemme, gli apparve su di un pilasto la Vergine, che lo esortò a
riprendere questa missione e a edificarle una Chiesa (questa sarebbe
l'origine della basilica di Santa Maria del Pilar di Saragozza, che ospita
ancora il famoso Pilar rivestito d'argento).
Il luogo era venerato dai cristiani di quelle terre e sembra che nel VI
secolo fosse diffuso nella penisola iberica un culto molto sentito per
S.Giacomo. Seguirono gli anni delle invasioni e dell'oblio, e
sull'ubicazione del sepolcro non rimase che una tenue tradizione orale. Il
luogo della sepoltura resterà sconosciuto per tutto il tempo che gli
invasori, prima i Visigoti, poi gli Arabi, irromperanno in Spagna. La
riscoperta avvenne tra l' 812 e l'814: l'eremita e pastore Pelayo comincia a
vedere notte dopo notte, sul monte Libradon, che una luce o una stella,
comparivano sul tumulo di quello che era stato un antico cimitero romano (da
ciò sembra che derivi il nome di compostela, campus stellae).
L'eremita avvertì il vescovo di Ira Flavia, Teodomiro, di questo suggestivo
evento. Rinvenuto un sacello marmoreo con tre scheletri, Teodomiro, vi
riconobbe le reliqui di San Giacomo e dei suoi due Discepoli. Fu in quel
periodo sotto l'incalzare della minaccia saracena, che il Santo, nella
popolare iconografia del Santiago matamoros, armato di spada a far strage di
Mori in sella a un cavallo bianco, divenne il punto di riferimento della
Reconquista cattolica, iniziata nell'VIII secolo dai piccoli regni cristiani
(Galizia, Asturie, Navarra) sfuggiti alla dominazione araba. Poco conta se
Giacomo venne o non venne in Spagna; se le spoglie ritrovate nel IX secolo
fossero o non fossero le sue. Quel che conta è che questi episodi fanno da
corollario, rendono ragione delle costruzione di una identità; l'identità
storicamente incontrovertibile della nostra matrice culturale che si è
venuta formando, grazie alla fede di milioni di pellegrini, sulle strade di
Aragona, di Navarra, e di Galizia.
San Giacomo stesso fu rappresentato come un
pellegrino, col bordone in mano, la zucca dell'acqua e la conchiglia per
bere. Proprio la conchiglia fu il distintivo dei pellegrini diretti a San
Giacomo di Compostella mentre i
"romei" diretti a Roma avevano per distintivo la Veronica, cioè il volto di
Gesù. La palma, infine, era il distintivo di coloro che, ancor più
coraggiosamente, si recavano a Gerusalemme, dove San Giacomo aveva subito il
martirio, ma dove sembrava quasi dimenticato, da quando la sua fama era
volata tanto alta sull'Europa, approdando a Compostella, in Galizia.
A seguito di un sogno avuto da Carlo II il Casto re
delle Asturie, (questo dice la leggenda) durante la riconquista delle
medesime iniziò, a diffondersi l'iconografia del "Santiago Matamoros"
che, con le vesti di un guerriero e quasi sempre in sella ad un cavallo,
viene raffigurato nell'atto di uccidere i mori infedeli, da qui
l'appellativo di "Matamoros" (ammazzamori n.d.r).
STORIA DI COMPOSTELA
Di fatto non esistono
documenti che fissino con sicurezza la data del suo arrivo nella penisola
iberica, ma d’altra parte la tradizione che avallava la sua presenza sul
territorio fu talmente radicata e accettata nel Medio Evo che sarebbe
quanto meno azzardato negarle valenza storica.
Se non esistono documenti storici che provino la presenza di San Giacomo
in Spagna, esistono invece tre elementi fondamentali a riprova di questa
tradizione: il soggiorno di Santiago in terra spagnola nel suo viaggio di
evangelizzazione dalla Palestina attraverso il Mediterraneo e il suo
successivo ritorno a Gerusalemme, dove fu martirizzato per ordine di Erode
Agrippa nell’anno 42 dopo Cristo. La traslazione dei suoi resti in Spagna,
avvenuta per via mare, ad opera dei suoi discepoli che approdarono in
Galizia, esattamente a “Finisterrae”, allora considerato il punto estremo
dell’Europa conosciuta. Il rinvenimento di questi resti nei pressi di Iria
Fluvia, località sede episcopale (oggi si chiama Padròn), ad opera del
vescovo Teodomiro, all’inizio del IX secolo dopo Cristo, ossia fra gli
anni 812-814.
A partire dal rinvenimento, la prova storica e la documentazione su
Santiago sono una realtà dimostrata, come narra la “Historia Compostelana”,
un documento dell’epoca che testimonia appunto come fu rinvenuto il corpo
del Santo.
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