Il Simbolo della
Confraternita di San Giacomo di Toleto, disegnato dall'artista toletese di
adozione Daniele Montella (www.dan-ka.com),
raccoglie al suo interno i simboli di San Giacomo e i luoghi del suo
martirio.
San Giacomo, nel
corso del tempo, è stato infatti rappresentato via via in modo più
articolato. All’origine nulla lo differenziava dagli altri apostoli, che
recavano in man, come simbolo, un rotolo o un libro: semmai a Giacomo venne
aggiunta una spada, simbolo del martirio da lui subito. (Da qui la spada con
nell'elsa la croce di Gerusalemme e la Croce di Malta a contornare il
simbolo). A partire dal XII secolo, si diffonde un’immagine di San Giacomo
che all’altra si sostituisce o almeno si intreccia, vale a dire quella che
lo ritrae in veste di pellegrino, evidenziata in primissimo luogo dalla
comparsa sul copricapo e sull’abito che indossa, nonché sulla sua borsa di
una o più conchiglie. Il santo viene così ad identificarsi con le stesse
figure che al suo santuario sono dirette, quasi loro compagno e protettore
nella devozione, nella fatica e nei rischi del viaggio. Questo abbigliamento
da pellegrino appare sempre più completo: il lungo bastone o bordone dalla
punta ferrata, la zucca contenente qualcosa da bere e la conchiglia:
- il bordone
costituiva insieme un appoggio nei passi più difficili della strada ed una
difesa contro i lupi e cani ma nel contempo richiamava alle difficoltà del
pellegrinaggio che il fedele compie sulla Terra prima di raggiungere la
patria celeste; - la borsetta, che non doveva avere legacci, rappresentava
la generosità che il buon pellegrino doveva praticare nei confronti del
compagno di viaggio piùbisognoso e, più in generale, verso il prossimo;
- la conchiglia,
con le sue scanalature, ricorda le dita di una mano che offre il proprio
aiuto agli altri allo stesso modo come - la zucca, custode dell’acqua
necessaria a dissetarsi lungo il viaggio ma anche simbolo dell’offerta di
ciò che era più prezioso al pellegrino.
Unitamente alla
figura del santo pellegrino, ne esiste anche un’altra, ben più antica e
connessa con la sua funzione di protettore della cristianità e di
combattente per la fede: il santo viene rappresentato come un guerriero
feudale armato a cavallo, colui che conduce le truppe cristiane contro gli
infedeli, e viene denominato il matamoros. Una simile immagine è indice di
uno sviluppo militare e cavalleresco di quella funzione patronale dei
cristiani a lui affidata sin dalle origini, un riconoscimento e
un’invocazione per il suo intervento nei cruenti e ripetuti scontri di
quella reconquista della Spagna da parte dei cristiani che durò alcuni
secoli. Questa crociata fu posta sotto il segno di San Giacomo, il quale
nell'844, a Clavijo, mentre don Ramire combatteva i saraceni, sarebbe
apparso, spada alla mano, cavalcando un cavallo bianco: il figlio del tuono
avrebbe letteralmente sconvolto e messo in fuga gli arabi. San Giacomo
divenne allora il Matamoro, lo sgominatore dei mori, come immortalato dal
Tiepolo molti secoli dopo.
La cappa
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La veste della Confraternita di San
Giacomo è composta da una cappa bianca con il logo ricamato sul cuore
e da un mantello rosso, come il martirio subito dal Santo a
Gerusalemme. Allo stesso modo quando i confratelli servono la messa o
portano il crocifisso indossano uno scapolare di colore rosso. A
differenza delle tradizionali confraternite il mantello non è ridotto
a mozzetta ma riportato alla lunghezza tradizionale degli antichi
ordini cavallereschi religiosi. Alla cintola i confratelli portano una
corda di colore rosso, con 5 nodi, simbolo delle sante piaghe di
Cristo, posti sul lato sinistro della veste.
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